Un importante riconoscimento per la Medicina legale dell’Università di Bologna, che ha ottenuto l’accreditamento UNI CEI EN ISO/IEC 17025:2018 per il laboratorio di Genetica forense. Un traguardo raggiunto grazie al contributo del Dipartimento di Scienze Giuridiche (DSG) e del Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche (DIMEC), che conferma l’elevato livello scientifico e tecnico raggiunto.
L’accreditamento attesta la conformità agli standard europei previsti per il contrasto al terrorismo e alla criminalità transfrontaliera, nonché ai requisiti stabiliti dalla legge 85/2009 per la costituzione della banca dati nazionale del DNA.
Attraverso le attività di DNA profiling, il laboratorio è impegnato nell’identificazione dei sospettati, nell’esclusione degli innocenti e nella ricostruzione dei collegamenti tra tracce biologiche e soggetti coinvolti nei reati. Negli anni ha consolidato una solida rete di collaborazioni internazionali e ha contribuito alla formazione di studenti dei corsi di laurea in Medicina e Chirurgia, Giurisprudenza, Biotecnologie e Biologia forense.
Il riconoscimento ricevuto certifica la competenza tecnica del laboratorio e la qualità dei suoi sistemi gestionali, sulla base di una valutazione indipendente. È un risultato che apre a nuove possibilità operative e rafforza la credibilità scientifica dell’Ateneo in un settore strategico per la giustizia e la sicurezza pubblica.
Unica struttura universitaria di genetica forense accreditata nel Nord Italia, il laboratorio dell’Università di Bologna è abilitato a rifornire la banca dati nazionale del DNA per finalità investigative. Si conferma così un punto di riferimento per l’Autorità Giudiziaria nel contrasto alla criminalità.
Le tecnologie oggi disponibili consentono di ottenere profili genetici anche da microtracce, come quelle lasciate dal semplice contatto con una superficie o repertate sotto le unghie in caso di aggressione. Un progresso decisivo che ha reso la genetica forense uno strumento efficace al servizio della giustizia.
L’importanza di questi strumenti è particolarmente evidente nei casi di reati seriali, come la violenza contro le donne, i minori e le persone fragili. Reati in aumento, che l’Organizzazione Mondiale della Sanità segnala come una delle principali emergenze di salute pubblica.
Se da un lato l’analisi del DNA apre nuove possibilità per la risoluzione dei crimini, dall’altro impone un rigore crescente nella comunicazione e nell’interpretazione dei risultati. La ricerca, la formazione e l’accreditamento europeo rappresentano oggi la garanzia di un uso corretto e responsabile di queste tecnologie.