Negli ultimi anni la misurazione del cortisolo nel capello (Hair Cortisol Concentration, HCC) si è affermata come uno dei biomarcatori più promettenti per la valutazione dello stress cronico, offrendo una prospettiva innovativa e non invasiva sulla risposta fisiologica dell’organismo a periodi prolungati di pressione o affaticamento.
Il cortisolo, ormone steroideo prodotto dalla corteccia surrenale, svolge un ruolo essenziale nella regolazione del metabolismo, contribuendo alla degradazione di grassi, proteine e carboidrati per la produzione di energia. È anche un mediatore centrale della risposta allo stress: un aumento temporaneo rappresenta una reazione adattativa utile, ma livelli elevati e persistenti nel tempo possono avere effetti negativi sulla salute fisica e psicologica.
Perché usare il capello come indicatore?
Le matrici biologiche convenzionalmente utilizzate (saliva, sangue, urine) permettono di rilevare variazioni puntuali dei livelli di cortisolo, ma non forniscono informazioni sull’esposizione prolungata.
L’analisi del capello, invece, consente di valutare retrospettivamente l’accumulo del cortisolo nel corso di settimane o mesi, restituendo un quadro più ampio dello stress vissuto da un individuo nel tempo.
Lo studio
A partire da queste premesse, il Laboratorio di Tossicologia Forense del Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche (DIMEC) dell’Università di Bologna, guidato dalla professoressa Jennifer Pascali, ha avviato uno studio pilota sperimentale volto a indagare la relazione tra lo stress percepito e la concentrazione di cortisolo nel capello in un campione di studenti universitari.
Hanno partecipato oltre cento volontari provenienti da corsi di laurea in ambito medico-sanitario, giuridico e ingegneristico, che hanno contribuito allo studio fornendo un campione di capelli e rispondendo a questionari standardizzati sullo stress percepito e sugli stili di vita.
I risultati
Lo studio, uno dei più ampi mai condotti sulla popolazione studentesca universitaria, ha evidenziato una discrepanza tra lo stress percepito e i marcatori fisiologici oggettivi, sottolineando la complessità del fenomeno.
Sebbene i livelli di stress percepito risultassero complessivamente simili tra gli studenti, le differenze nella concentrazione di cortisolo nel capello (HCC) sono risultate statisticamente associate ad alcuni momenti chiave della vita accademica, come le attività di tirocinio e gli esami orali.
Gli studenti che dichiaravano un livello più elevato di stress riportavano anche cambiamenti nello stile di vita, in particolare nelle abitudini alimentari e nel consumo di tabacco.
Implicazioni e prospettive future
I risultati indicano che la misurazione oggettiva del cortisolo nel capello può contribuire a una valutazione più completa del benessere psicofisico e a identificare con maggiore precisione i soggetti a rischio.
Integrare indicatori fisiologici e percezioni soggettive può inoltre supportare lo sviluppo di strategie personalizzate di prevenzione e riduzione dello stress tra gli studenti universitari, categoria particolarmente esposta a pressioni legate al percorso formativo.
Il team di ricerca
Lo studio è stato condotto dal Laboratorio di Tossicologia Forense del DIMEC – Università di Bologna, sotto la guida della prof.ssa Jennifer Pascali, con la collaborazione di ricercatori e studenti del dipartimento.
Il progetto è stato sostenuto da finanziamenti nazionali, tra cui i fondi del programma PRIN – Progetti di Rilevante Interesse Nazionale (NO PANIC).
Riferimenti bibliografici
Giovannini E., Rossi F., Lenzi J., Berretti E., Santelli S., Benkhalqui A., Pirani F., Morini L., Pascali J.P.
Determination of hair cortisol by liquid chromatography coupled to mass spectrometry (LC-MS/MS) as biomarker of chronic stress and application to academic students.
Clinica Chimica Acta, 2026 Jan 1; 578:120577.
doi: 10.1016/j.cca.2025.120577